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Come nasce Casa Betania
La ricerca di un cammino
Come nasce Casa Betania

Francesco Rocca, sindaco di Seveso all’epoca della diossina, ricorda la nascita di Casa Betania:

“Conobbi fratel Ettore una mattina di inizio primavera del 1977 negli uffici del Comune di Seveso. Il disastro della diossina fuoriuscita dalla Icmesa di Meda con una nube allungata su Seveso e dintorni continuava a incombere nella pelle e nei pensieri di tutti. Arrivò fratel Ettore nell’ufficio come un turbine e fu di una affabilità commovente. Gli si leggeva in viso il dolore per le persone sfollate nei motel, per i sevesini senza lavoro, per noi carichi di problemi, soprattutto per la pressione mediatica sulle donne, incitate a non fare figli e ad interrompere le gravidanze. “Bisogna che ci sia un segno della Madonna qui da voi, con tutte le urlate contro le donne per farle abortire”, disse.

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FRATEL ETTORE E

LA MADONNA DI FATIMA

L’Osservatore Romano, 14 Dicembre 1984

RINASCE LA FIDUCIA DOPO IL DISASTRO DELLA DIOSSINA

“IL SANTUARIO MARIANO INNALZATO A SEVESO SEGNO DI UNA COMUNITÀ RIFONDATA DALLA PREGHIERA”

di Piero Pirovano

Sono stato a Fatima, alla cappella delle apparizioni e mi sembrava di essere a Seveso”: così si è sentito dire da un pellegrino fratel Ettore, il camilliano che assiste gli emarginati della Stazione Centrale di Milano e che a Seveso, in corso Isonzo, ha aperto la “Casa Betania”, attualmente uno dei cinque luoghi di accoglienza e assistenza dell’opera fondata dallo stesso fratel Ettore, l’associazione degli Amici del Cuore Immacolato di Maria al servizio dei più poveri nello spirito di San Camillo”.

A Seveso, davanti alla “Casa Betania”, c’è infatti un nuovo santuario riproduzione, sia pure in scala leggermente ridotta, di quello di Fatima. “A Fatima – spiega fratel Ettore – ogni lato della cappella è di 30 metri, qui, a Seveso, è di 24 metri”.

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La ricerca di un cammino

Cosa desideriamo che ci dica Gesù alla fine dei tempi:

“Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, 35perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, 36nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.

37Allora i giusti risponderanno:

“Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? 38Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? 39Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. 40E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.

                                                                                                                                      (Mt 25, 31-46)

Una chiamata

Sappiamo che alcuni sono chiamati a collaborare con Dio in modo speciale.

Lo Spirito forgia servitori del Signore: apostoli e apostole, profeti e profetesse, maestri e maestre … e li inserisce in una storia.

La nostra storia è la storia dell’Opera Fratel Ettore che accoglie il Povero in tutta la sua realtà e che come tutte le storie di Dio, è  una storia umana-divina. Più divina che umana.

Il Povero, come tutti, ha necessità immediata delle cose essenziali come il cibo, l’acqua e i vestiti. E questi sia per il corpo che per l’anima.

Il pane che gli manca non è solo quello per la pancia, ma anche il Pane di Dio, il Pane della Vita eterna; così per l’acqua, così per i vestiti. L’acqua si, ma anche quella dello Spirito; il vestito, certo, ma anche l’abito della grazia …

l’Opera è stata fondata da fratel Ettore Boschini, religioso camilliano. Il fatto che fr.Ettore fosse camilliano ci arricchisce di una speciale attenzione nei confronti del malato. Il malato è due volte Povero diceva fr.Ettore. Accompagnare i Poveri nella loro Pasqua, è divino, diceva san Camillo de Lellis.

Il fatto che fr. Ettore abbia scelto una donna a subentrargli alla guida, la dice lunga sull’Opera, ancor più se si pensa che dopo una settimana dalla sua morte, questa scelta femminile, è stata confermata dall’arrivo di altre due donne: Ester e Laura.

Sir 36,27: “Dove non esiste siepe, la proprietà viene saccheggiata, dove non c’è donna, l’uomo geme randagio”… Dio affida in modo particolare alla donna l’umanità intera. Ebbene si, noi ci sentiamo straordinariamente valorizzate e gratificate per  questo affidamento che il Signore ci fa “dell’umanità intera” in quest’Opera, che ne è un piccolo campione…

La nostra, per adesso, è un’Opera in 3D, tre donne: Teresa, Ester e Laura, (poi potremo diventare in 7D, in 30D…dipende dalle compagne d’avventura che vorranno aggregarsi), ma se il Signore ci fa grazia, resteremo sempre in 3P, visto che i nostri capisaldi sono la Preghiera, la Povertà e la Provvidenza…

“Amico vieni con me”…diceva fratel Ettore

1 Sam 2,8 “Solleva dalla polvere il debole, dall’immondizia rialza il povero, per farli sedere con i nobili e per assegnare loro un trono di gloria.”

Quando camminiamo per strada l’occhio corre addestrato ai margini della via, negli angoli riparati, alla panchina, per scoprire a chi farebbe bene una buona parola, una mano tesa… ed è festa grande per ogni Povero che accetta di lasciare la strada e venire con noi. Una volta “in casa”, trova subito il suo posto perché la Comunità, evidentemente, è a sua dimensione e misura. Se non se lo ritrova subito a portata di mano, scopre comunque molto presto che ha qualcosa da dare di buono e di valido.  La gioia del sentirsi utili gli uni agli altri è qualcosa che è necessario coltivare con cura e noi lo facciamo con la preghiera. Insieme leggiamo la Parola di Dio e la celebriamo, spezziamo il Pane. Qui si scopre con facilità la possibilità di pregare e lodare Dio, e qualcuno lo fa in maniera molto personale, magari fissandosi le mani, ma ci sono anche quelli che in coro, con il Salterio nelle mani, magari stonando di cuore, pregano la Liturgia delle Ore! Poi ci occupiamo delle nostre case e dei nostri giardini, dei malati e di chi, senza il nostro aiuto fattivo, non riuscirebbe nemmeno ad alzarsi dal letto…ed è chiaro che ogni occasione è buona per accogliere qualcuno che quel letto non ce l’ha proprio… Tutti si sentono valorizzati dall’attività: tanta, poca, nulla, perché c’è anche chi non può fare nulla. E ancora tutti facciamo Teatro: chi muove le sagome, chi tira i fili e chi fa lo spettatore (ci vogliono anche quelli!). In un modo o nell’altro siamo comunque tutti coinvolti perché, la Comunità, dove ci troviamo, non è solo uno spazio fisico, ma una dimensione dell’anima. Dimensione che l’assidua preghiera ha modellato a misura di chi accetta di venire con noi…

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La storia

  • Ettore Boschini
  • Gli inizi
  • La Madonna volle una casa

“Casa Betania delle Beatitudini”

Casa madre dell’Opera Fratel Ettore

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presidente e rappresentante legale: Maria Teresa Martino

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