“Conobbi fratel Ettore una mattina di inizio primavera del 1977 negli uffici del Comune di Seveso. Il disastro della diossina fuoriuscita dalla Icmesa di Meda con una nube allungata su Seveso e dintorni continuava a incombere nella pelle e nei pensieri di tutti. Arrivò fratel Ettore nell’ufficio come un turbine e fu di una affabilità commovente. Gli si leggeva in viso il dolore per le persone sfollate nei motel, per i sevesini senza lavoro, per noi carichi di problemi, soprattutto per la pressione mediatica sulle donne, incitate a non fare figli e ad interrompere le gravidanze. “Bisogna che ci sia un segno della Madonna qui da voi, con tutte le urlate contro le donne per farle abortire”, disse.
FRATEL ETTORE E
LA MADONNA DI FATIMA
L’Osservatore Romano, 14 Dicembre 1984
RINASCE LA FIDUCIA DOPO IL DISASTRO DELLA DIOSSINA
“IL SANTUARIO MARIANO INNALZATO A SEVESO SEGNO DI UNA COMUNITÀ RIFONDATA DALLA PREGHIERA”
di Piero Pirovano
Sono stato a Fatima, alla cappella delle apparizioni e mi sembrava di essere a Seveso”: così si è sentito dire da un pellegrino fratel Ettore, il camilliano che assiste gli emarginati della Stazione Centrale di Milano e che a Seveso, in corso Isonzo, ha aperto la “Casa Betania”, attualmente uno dei cinque luoghi di accoglienza e assistenza dell’opera fondata dallo stesso fratel Ettore, l’associazione degli Amici del Cuore Immacolato di Maria al servizio dei più poveri nello spirito di San Camillo”.
A Seveso, davanti alla “Casa Betania”, c’è infatti un nuovo santuario riproduzione, sia pure in scala leggermente ridotta, di quello di Fatima. “A Fatima – spiega fratel Ettore – ogni lato della cappella è di 30 metri, qui, a Seveso, è di 24 metri”.