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CHE BELLA COMUNITA’

17 Luglio 2021HOME PAGEFratel Ettore Opera

Che bella la nostra Comunità che fa servizio a Casa Betania a Seveso o al Villaggio della Misericordia a Milano, oppure nella Casa di Enrica a Novate, o anche in Abruzzo quando ci trasformiamo in agricoltori nella nostra bella casa in campagna vicino Bucchianico…

Infatti la Comunità oltre a provvedere alle proprie necessità giornaliere: malati, pulizia, cucina, tempi di preghiera, lavoro; fa servizio al dormitorio per il rientro, le pulizie, il cambio letti ecc.; a casa Betania servizio preparazione e distribuzione borse della spesa alle famiglie povere e portineria nella Casa di Enrica, la casa delle mamme o più genericamente dove aiutiamo donne in difficoltà.  

Il donarsi agli altri ci trasforma, ci migliora, ci arricchisce e la maggior parte dei nostri Amici strappati alla strada sembra saperlo da subito. Senza grandi sermoni per convincere, senza dover insistere perché ci aiutino, si mettono al servizio gli uni degli altri con grande dedizione e attenzione ai più fragili, e senza che nessuno glielo dica eccoli cambiare pannoloni, imboccare, fare le docce, rifare letti, pulire bagni…e se proprio volessimo rifarci agli stereotipi qui in Comunità si casca male, sono più materni gli uomini delle donne…

Ritrovarsi nella Comunità di fratel Ettore si rivela quindi per tutti l’occasione favorevole per  legare la propria vita alla vita di fratelli e sorelle meno fortunati, meno ricchi, meno sani (fisicamente e mentalmente) e orientarla a risposte generose, con tutto ciò che si è e si ha: cuori, menti, mani, risorse.

Il trovarsi per scelta o per caso – sinceramente il più delle volte sono le situazioni della vita a portarci di qua o di là. Quante sono le cose che abbiamo realmente scelto nella vita? Ben poche, quasi nulla -. Trovarsi in un luogo dove bisogna dare delle risposte alle necessità di chi per molti aspetti è messo peggio di noi ci cambia, ci trasforma, ci umanizza…e con stupore, ci appaga!

E’ un compito o è un dono? Comunque sia si scopre ben presto che va affrontato quotidianamente – non si tratta di una tantum, come nel volontariato, qui è una semper! – ed è necessaria l’immediatezza, la semplicità, l’umiltà, la mitezza, tutti doni di cui ti scopri poco fornito e sono doni da assimilare nel tempo, praticando e perseverando, senza spaventarsi ma mantenendo e accrescendo la fiducia e un desiderio sempre rinnovato di lasciarsi trasformare e portare tutto a compimento.

La maggior parte di noi prega o sta imparando. Tutti comunque siamo presenti in cappellina quando ci si riunisce per la messa o le lodi o il vespro o la meditazione o il rosario… “anche se non apro bocca e tengo gli occhi stretti, anche se dondolo sulla sedia, tutti sanno che ci sono anch’io e anch’io lo so che faccio parte”. Un gruppetto approfondisce con catechesi e lectio divina, alcuni fanno ritiri annuali…

Di sicuro non siamo un’opera sociale. Il nostro fine non è la quantità di gente che  accudiamo, non siamo imprenditori della carità, e nemmeno di testimoniare una missione o un servizio assistenzialistico, noi testimoniamo uno stile di vita in cui ognuno è parte fondamentale, sani e malati, dritti e storti, belli e brutti.

Siamo laici messi insieme dal Signore per cercarlo appassionatamente a causa dell’impellente necessità che abbiamo di dare senso alla vita, giorno per giorno e creare, leggere e obbedire la realtà, giorno per giorno. Per questo amiamo la povertà e l’abbandono alla divina provvidenza. Noi siamo un monastero di poveri.

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“Casa Betania delle Beatitudini”

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